Facebook e Google sono due tra aziende che tra i colossi del web hanno spiccato per l’uso, a volte inadeguato, dei dati degli utenti al fine di migliorare gli strumenti che gli inserzionisti avevano a disposizione per mostrare la pubblicità più appropriata ai visitatori dei due portali attraverso l’estrapolazione degli interessi, il cosiddetto retargeting.
Le cose però stanno per cambiare dato che il Parlamento Europeo, il 18 Giugno con una maggioranza schiacciante di 503 voti sui 701 totali, ha votato un provvedimento che vieta la pubblicità personalizzata su internet.
Il testo approvato infatti afferma, alle nota 105, “calls on the Commission to ban platforms from displaying micro-targeted advertisements and to increase transparency for users”. Al momento la situazione non è molto chiara ma l’interpretazione del provvedimento più logica porterebbe Facebook, Google e gli altri network pubblicitari a non poter usare più le campagne basate sui dati raccolti dagli utenti.
Il problema principale, se il provvedimento dovesse diventare legge, sarà aiutare le Piccole Medie Imprese ed i freelancer a promuoversi raggiungendo i potenziali clienti.
Gli unici strumenti che probabilmente rimarrebbero a disposizione degli inserzionisti sarebbero filtri per età e posizione (non sono interessi quindi in teoria possono essere usati) e pubblicità generiche. Per dirla in soldoni è come cercare un ago in un pagliaio, puoi riuscirci ma probabilmente fallirai.
Tutto riconduce al solito problema di fondo: è meglio avere molta privacy e perdere alcuni vantaggi sociali e commerciali o è preferibile perdere la privacy ed essere controllati in una gabbia d’oro?
Quello che è certo è che il compromesso includerebbe sicuramente una regolamentazione stringente sull’uso dei dati nelle pubblicità online ma al momento la strada iniziata dall’Unione Europea sembra escluderlo in vista di cambiamenti, come si è visto, decisamente più drastici..