Su Internet di licenze per i contenuti ne girano, sono tante, forse troppo ma è un argomento che su PcGenius abbiamo già trattato in passato, nell’articolo di oggi andremo ad approfondire con l’aiuto dell’europarlamentare Brando Benifei (S&D), la situazione del diritto d’autore in Europa.
In sintesi
In Europa ci sono più norme che poi vengono recepita in maniera più o meno omogenea dai vari stati membri, in Italia la legge che regolamenta il Diritto d’Autore è la 22/04/1941 n° 633.
I problemi che si sono verificati e si stanno presentando sono:
- Fruizione Transfrontaliera dei Contenuti
- Protezione del copyright a livello internazionale
- Armonizzazione delle leggi
Il primo passaggio è in via di completamento: è delle scorse settimane la notizia che Netflix non applicherà più il limite geografico ai suoi contenuti, il che risolve parzialmente il problema della fruizione dei contenuti, da un lato ora l’abbonamento dell’utente sarà valido in tutta l’Unione, dall’altra però l’utente non ha ancora accesso a materiale estero per problemi di copyright.
In Italia si pone un secondo problema, la SIAE che monopolizza le aziende e le varie associazioni per la difesa del diritto d’autore senza possibilità di libera concorrenza, c’è solo un eccezione: essere un azienda estera che opera sul territorio italiano.
Infine c’è un ospite inquietante (no, non è Nichilismo di Umberto Galimberti) è qualcosa di forse peggiore: il copyright ausiliario, che come dice Benifei nell’intervista sottostante:
“Si tratta della possibilità per gli editori di far pagare un diritto accessorio per la pubblicazione di snippet (anteprime di un testo pubblicate su siti, social network o su aggregatoti come Google news) di articoli coperti da copyright, anche per i singoli utenti e per articoli vecchi fino a vent’anni.”
ma di questo tratteremo in maniera decisamente più approfondita in un articolo dedicato.
Dato che a PcGenius non siamo proprio ferrati in materia, abbiamo chiesto l’intervento di qualcuno che ne sa qualcosa, Brando Benifei, uno se non il più giovane europarlamentare del suo gruppo politico (S&D), facente parte della commissione incaricata di discutere e votare leggi e proposte di leggi per modificare quelle attualmente in vigore per quanto concerne il diritto d’autore.
L’Intervista
Cosa ne pensa dell’attuale legge sul diritto d’autore? Quali sono le motivazioni che hanno portato il parlamento europeo a discutere una nuova legge a riguardo?
La normativa attuale è il risultato di una stratificazione e di una molteplicità di norme, che sono state formulate in diversi momenti nel tempo (la normativa europea sul diritto d’autore è costituita da dieci direttive europee diverse). La necessità di aggiornare la normativa deriva da un lato dalla necessità di promuovere ulteriormente l’integrazione e l’armonizzazione, e dall’altro dalla necessità di far fronte a nuove problematiche che emergono per via dell’evoluzione tecnologica (si pensi alla questione della fruizione transfrontaliera dei contenuti.
Come si presenta l’Italia in Europa in materia di copyright, diritto d’autore e proprietà intellettuale? Ci sono dei dati che può condividere con gli utenti italiani?
Il diritto d’autore in Italia è ancora disciplinato da una legge emanata nel 1941, per quanto più volte modificata (22/04/1941 n° 633). L’esigenza di una nuova legislazione è stata sollevata più volte, ma finora non ha avuto seguito. Un altro nodo è rappresentato dal ruolo della SIAE, che detiene ancora di fatto il monopolio della gestione dei diritti. Tuttavia la direttiva 2014/26/UE prevede una maggiore liberalizzazione e libertà di scelta nel settore, cosa che è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica, ad esempio, dal caso del rapper Fedez che, proprio appellandosi a tale direttiva, si è rivolto ad una società con sede nel Regno Unito per la gestione dei propri diritti.
Spostiamo lo sguardo dall’Italia all’Unione Europea, qual è la situazione per quanto riguarda tutti gli stati membri?
La situazione, nonostante lo sforzo di armonizzazione fatto dall’Unione Europea, rimane abbastanza variegata, ad esempio per quanto riguarda la disciplina che riguarda le società di collecting, che gestiscono i diritti per conto degli autori. Andiamo da situazioni in cui queste società operato in regime di monopolio fino a modelli completamente deregolati, come nel caso del Regno Unito.
Cosa propone la nuova legge che si sta discutendo in materia di copyright?
Si tratta di una riforma complessa, che presenta alcuni obiettivi dichiarati positivi, come la necessità di rafforzare l’efficacia transnazionale della regolazione, facilitando la concessione di licenze per più paesi e rendendo accessibili i contenuti in tutta Europa superando i geoblocchi. D’altra parte la riforma – e qui si concentrano le criticità – mira a rafforzare i diritti degli editori, riconoscendo un maggiore diritto alla remunerazione per la riproduzione dei propri contenuti.
Qual è la sua opinione riguardo la nuova legge attualmente in discussione? Quali sono i pro ed i contro che tale legge dovrebbe portare se approvata?
La mia opinione è che la legge, accanto agli aspetti positivi e all’intenzione – necessaria e lodevole – di rimettere mano alla normativa sul copyright, presenti gravi problemi e necessiti di profonde modifiche, che cercheremo di apportare durante il passaggio del testo in Parlamento Europeo.
L’aspetto che più mi preoccupa è la presenza del cosiddetto diritto ausiliario (ancillary copyright). Si tratta della possibilità per gli editori di far pagare un diritto accessorio per la pubblicazione di snippet (anteprime di un testo pubblicate su siti, social network o su aggregatoti come Google news) di articoli coperti da copyright, anche per i singoli utenti e per articoli vecchi fino a vent’anni. Si tratta di una misura nei confronti della quale avevo espresso, insieme ad altri parlamentari, a dicembre 2015, la mia preoccupazione alla Commissione. Non si è tenuto conto di questo e nemmeno delle esperienze negative che si sono avute in Germania e in Spagna introducendo norme simili. Nel secondo caso la scelta ha contribuito alla chiusura del servizio GoogleNews locale. Si tratterà ora di trovare delle modalità per cui gli editori possano essere remunerati in una maniera che non vada a limitare in una maniera inaccettabile la libertà del web.
Altrimenti le conseguenze sarebbero significative, sia sul piano della libertà di informazione, che su quello economico: si pensi all’aggravio di costi che dovrebbero sostenere piccole startup innovative, aggravio a cui potrebbero non essere in grado di far fronte.
In America esiste una norma chiamata ‘fair use’ una sorta di ‘eccezione’ al copyright, se così possiamo chiamarla; in Europa esiste qualcosa di simile?
Il concetto di “fair use” in quanto tale non è in genere presente nella legislazione europea e inserirla in quanto tale sarebbe complesso. Tutte le normative presentano, ad ogni modo, vari casi di “eccezione” al copyright più o meno ampi. La stessa normativa europea lascia un certo spazio alla flessibilità, che può essere usato nell’implementazione a livello nazionale.
Se dipendesse da lei, su quali ideale porrebbe una ipotetica legge in materia di copyright?
A mio avviso bisogna partire dal principio che Internet e l’economia digitale hanno introdotto profondi elementi di novità nel mondo dell’informazione e pensare di applicare principi, che sono in astratto giusti, senza tener conto delle conseguenze che comporterebbero nell’ambito di questa nuova realtà, è sbagliato e controproducente. L’ideale che seguirei è quello di tentare di contemperare gli interessi dei vari stakeholder coinvolti in una maniera che non intacchi la libertà e la funzionalità della rete, che va considerata come un’acquisizione imprescindibile e irreversibile. Per fare questo è necessario anche esplorare soluzioni innovative, che possono nascere solo da una più stretta collaborazione e dialogo tra regolatori, politica, attori del settore e utenti.