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Com’è nata la barra Spotlight per Mac

Se c’è una cosa che manca sul mio PC Windows, rispetto ad un sistema Mac, è la barra Spotlight. Voi, che magari la utilizzate tutti i giorni, vi siete mai chiesti perché esista una cosa del genere, e perché sia una genialata?

Cos’è la barra Spotlight

Non si tratta di una semplice barra di ricerca. È una barra di ricerca in tempo reale. Questo significa che, grazie alle sua potenzialità, è in grado di fare ricerche rapidissime in qualsiasi posto del vostro computer: anche quello più remoto e da voi dimenticato. Tecnicamente parlando, è in grado di fare una ricerca all’interno dell’intero file system.

Ma cos’è questo file system? Immaginatelo come un programma che si occupa di posizionare all’interno della memoria del vostro computer, tutti i file. Quando cliccate su un icona, per aprire un file, chiamate in causa questo programma, il quale si preoccuperà di andare a vedere dove si trova il file sul disco. Quando usate il computer, infatti, voi decidete dove creare un file (ad esempio sul desktop), ma non sapete in che punto della memoria è collocato, e non vi serve neanche saperlo: a tutto ci pensa il file system!

Come funziona la barra Spotlight

Dopo questa breve digressione sul file system, torniamo alla barra Spotlight. Esso è composto da un database di parole chiave. Queste parole chiave servono per individuare i file che state cerando, anche se non vi ricordate precisamente il nome di quel file. Ad esempio, immaginate di aver scritto, tempo fa, un documento di testo, e di non ricordarvi più dove lo avete salvato. Ma, ancora peggio, non vi ricordate nemmeno come si chiama! Mettersi a sfogliare tutte le cartelle del vostro archivio di documenti, non se ne parla! Ma, vi ricordate che in quel documento stavate parlando di gattini. Esatto. Chi non cita, almeno una volta, i gattini nei propri documenti. Sarà così che, grazie alla magica barra Spotlight, farete una ricerca, digitando “gattini”, e troverete proprio quel documento che parlava di gattini!

Speriamo solo che non abbiate parlato di gattini in ogni documento, altrimenti dovrete cambiare parola di ricerca.

Com’è nata l’dea della barra Spotlight

Ogni giorno, nel mondo digitale, siamo chiamati a ricordarci sempre più cose. Nascono così piattaforme come Wikipedia, o Facebook, che ci aiutano ad organizzare (in modi diversi) tutte le informazioni, in modo da essere ritrovate velocemente all’occorrenza. La memorizzazione di qualcosa avviene sempre utilizzando un nome, o un tag, o un alias: ma, dopo un po di tempo, finiamo sempre per dimenticarcelo, perché nel frattempo abbiamo dovuto memorizzare tantissime altre cose/nomi!

Protesi mnemonica e facilità di ricordo

Le tecnologie informatiche sono un estensione della nostra memoria, ma possono anche metterla a dura prova, come abbiamo visto. Pensiamo a quando dobbiamo memorizzarci password, belle ricche di caratteri strani. Povero cervello. Sono nati così diversi meccanismi per l’autenticazione, più semplici da memorizzare.

Il nostro cervello, ad esempio, impara più facilmente guardando le immagini. Perché queste, oltre a lasciarci un ricordo visivo, possono lasciarci anche un ricordo verbale: basti pensare alle scritte che possono essere contenute in un immagine. Per questo delle icone sono più semplici da ricordare, rispetto a dei comandi scritti.

Ma non solo: la vista ha un area di elaborazione nel nostro cervrello più potente rispetto agli altri sensi. Perché, per essere elaborata, ci vuole più potenza di calcolo rispetto che a decodificare un suono. Basti pensare al fatto che in realtà, nei cristallini del nostro occhio, le immagini sono tutte girate al contrario.

Da questi studi, nascono meccanismi come il famoso sblocco di Android tramite sequenza: unendo i puntini, create delle figure, che sono più semplici da ricordare, rispetto che ad una password sicura (lunga e complessa) .

Capite quindi da dove viene fuori l’idea di una barra come quella di Spotlight. Nasce dall’esigenza di portare l’utente in un mondo dove non deve ricordarsi sempre tutto. Ma non perché l’utente è una persona stupida, al contrario: l’utente è una persona curiosa, che vuole sempre sperimentare cose nuove. Però, per farlo, ha bisogno di non avere un sovraccarico cognitivo.

Gli umani, come i computer, non hanno una memoria illimitata! Hanno bisogno di qualcosa che li aiuti!

L’importanza del software

Apple, è, e sempre sarà, un passo avanti rispetto a tutti grazie a queste accortezze software. Accortezze che, come avete visto, non sono banali: ci sono studi e teorie dietro agli aspetti che vi ho brevemente presentato!

Software house, case produttrici di sistemi operativi … Ascoltate! Se vogliamo portare le tecnologia in mano di grandi e piccini, dobbiamo aiutarli! Dobbiamo dargli in mano qualcosa che sia semplice da usare, e ben curato. Se con l’hardware ci siamo spinti al limite, adesso è arrivato il momento di fare le magie con i software! Soltanto così facendo riusciremo a promuovere un motto che noi, prima di tutti, sosteniamo: la tecnologia dev’essere di casa! Una cosa per tutti: non per pochi eletti!

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Scritto da Michele Falcomer

"Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere". Con questa citazione di Enzo Ferrari, vivo la passione per la tecnologia, i videogiochi e il mondo dello sport, sapendo che si vive una volta sola!