Pensate non solo a quante ore passiamo davanti allo smartphone durante ogni nostra singola giornata, ma anche a dove ce lo portiamo: in bagno, a letto, con la morosa… Ecco, probabilmente questo aggeggio ci conosce meglio di chiunque altro, non credete? Ma perchè lo usiamo così tanto? Oggi faremo un piccolo viaggio attraverso dei concetti che vi aiuteranno a riflettere.
In verità, questo articolo parte, e prende vita, da un workshop del Campus Italia Party 2019 intitolato “Evoluzione delle mobile app e trend futuri” di Antonello Fodde (ci tornerò anche in futuro per parlare di altri aspetti)
Indice
Per approfondire
Durante questa riflessione farò uso di alcuni spunti tratti da un paio di libri, che, se non avete letto, dovete correre ad acquistare subito. Non è un consiglio, è un ordine!
Libro: Michele Serra – Gli Sdraiati
Libro: The Game – Alessandro Baricco
Lo smartphone è uno strumento
Dal punto di vista dell’oggetto cos’è lo smartphone? O l’iPhone? Uno strumento. Un pezzo di metallo e plastica, animato da un software, che si fa chiamare sistema operativo: Android, oppure IOS. Senza di questi, il pezzo di metallo e plastica sarebbe inutile. Michele Serra in Italiano, chiama questo strumento Egofono. Ma perchè? Perchè è uno strumento complice di una forma di narcisismo che c’è in tutti noi. Bisogna preoccuparsi? Non per forza. Dipende sempre dalla propria percezione. Ma questo aggeggio ha cambiato la vita di tutti noi. Non solo: ha cambiato anche il nostro modo di pensare. E tutto questo perchè? Perchè avevamo bisogno di un egofono? Per far vedere al mondo interno quanto siamo fighi? Si, ma non solo. Lo smartphone è un estensione di noi stessi. Alessandro Baricco mi ha fatto notare come sia stato lo strumento chiave che ha dato il via a una grandissima rivoluzione mentale, che chiamiamo rivoluzione digitale. Una rivoluzione che trova le sue radici nell’invenzione di Internet: un mondo virtuale dove siamo noi ad avere più potere, rispetto che nel mondo reale fisico. Esempio molto banale: i messaggi vanno a sostituire le lettere, e quindi si salta l’intermediazione del sistema postale. Siamo noi quindi a sostituire i postini, ma senza fare alcuna fatica. Altro esempio, che guarda più al futuro: la nascita della blockchain. Grazie a quest’ultima non si dovrà passare più per enti certificatori, ma l’ente certificatore saremo tutti noi. Questo significa più sicurezza e trasparenza, rispetto ai normali enti pubblici! Pensateci.
C’è un collegamento tra lo smartphone e il nostro modo di pensare
Quanto tempo usiamo lo smartphone?
Date un occhio a questi grafici e fatevi una vostra idea. Vediamo chi tra di voi fa l’osservazione più interessante.
Lo smartphone nella vita sociale
Uno strumento del genere, impatta anche sulla nostra vita sociale, con tanti benefici, ma anche producendo molti danni. Immaginiamo di essere seduti al bar con la ragazza che ci piace. Ora pensiamo a cosa facciamo con lo smartphone durante il tempo che passiamo li con lei a chiacchierare. Il fenomeno per il quale ignoriamo la persona che ci sta difronte per controllare le notifiche sullo smartphone, si chiama phubbing. Deriva da “phone”, cioè telefono/cellulare, e da “snubbing”, ovvero snobbare. Può manifestarsi in più forme. C’è chi magari controlla il telefono quando la discussione si fa meno interessante, o per sfuggire a un momento di imbarazzo. Oppure c’è chi proprio ha il vizio di controllare le notifiche ogni 5 minuti. E allo stesso modo, ci saranno diverse reazioni da parte della persona con la quale starete interagendo. Quindi la prossima volta che vi capita una cosa del genere, fermatevi un attimo, e mettetevi nei panni di chi avete difronte: probabilmente quella persona sicuramente si sentirà offesa, in quanto le state lanciando un segnale di disinteresse.
Lo smartphone e il nostro cervello
Ma cosa ci spinge così tanto a controllare le notifiche ogni 5 minuti? Il nostro corpo, quando ci arriva un messaggio su WhatsApp da un amico, oppure quando riceviamo un like su Instagram da una ragazza, produce una sostanza chiamata dopamina. Dal punto di vista chimico è un neurotrasmettitore, cioè una sostanza che fa viaggiare informazioni tra i vari neuroni, e scatena quindi delle reazioni stimolanti. Tra queste reazioni stimolanti, c’è quella sensazione di eccitazione che si prova quando ci arriva una notifica. Questa sostanza è capace di farci sentire bene, ma anche male.
Un’altra sensazione, che spesso si prova, è quella necessità di dover essere costantemente in contatto con tutti, per paura di essere esclusi. Anche questo fenomeno ha un acronimo anglofono: FOMO, ovvero Fear of Missing Out. Ed è proprio per questo che sentiamo la necessità di dare una controllata a Facebook almeno ogni ora. Perchè la struttura dei social network ci fa credere che nel momento in cui si è online, siamo in contatto con tutti i nostri amici. Questa cosa, se ossessiva, può svilupparsi anche in molte altre necessità, tipo quella di fare per forza una “Instagram Story” per vantarci che siamo al mare. Ma, anche qui, potremo stare a parlarne per ore e ore. Mi interessa che afferriate però i singoli concetti che fino ad ora ho evidenziato in grassetto.
Lo smartphone e il nostro corpo
Oltre alla mente, lo smartphone può modificare anche le nostre caratteristiche fisiche. Non ci pensate mai al vostro collo, che è nato per stare sempre bello dritto, mentre noi lo chiniamo in continuazione per ore e ore? Si parla quindi di Text Neck, che sta ad indicare tutti quei problemi alla spina dorsale dovuti al troppo tempo passati piegati sul proprio smartphone, o altro dispositivo. Ma di problemi simili soffre anche chi passa tanto tempo in posture scorrette: gli studenti sono i primi ad essere colpiti. Quindi state attenti la prossima volta che vi mettete sdraiati in posizioni strane per guardare la vostra serie preferita su Netflix 🙂
Non vi sembra abbastanza?
Non saremo ne i primi,ne gli ultimi, a parlare di questi concetti. Ogni giorno sentiamo una versione diversa. Il messaggio che si vuole lanciare è quello solo di fare attenzione, e non perdere i valori della vita che i nostri genitori ci hanno insegnato da piccoli! Non succede nulla se scolleghiamo un po il cervello da internet per farlo riposare, e fargli godere una bella giornata di sole al mare 🙂