Dopo aver rimandato per tanto, troppo tempo, era arrivato il momento di cambiare computer.
È stata una scelta presa con cognizione di causa.
Il computer che avevo era un Toshiba Satellite P875-32m: per l’epoca (ormai 5 anni fa,forse un anno in più) vantava una scheda tecnica davvero eccezionale per gli usi che nefacevo. Montava un processore Intel i7 di terza generazione quadcore (i7 3630qm), 10 gigabyte di ram espandibili a 32, un lettore ottico bluray uno schermo quasi fullHD con risoluzione 1600×900, 4 porte usb 3.0, 1 presa aux, 1 presa microfono, presa ethernet e HDMI nella posizione opposto.
Il cambio è avvenuto perché, purtroppo, l’autonomia del computer era scesa, ed il processore non riusciva più a gestire i programmi ero solito usare per lavoro, inoltre (piccolo dettaglio, ma molto importante) si era smontata e rotta la parte destra del case, a causa di un “incidente domestico”, causata dalla disattenzione di qualche mio familiare (mettiamola così). Dalle superiori sono passato all’università, e ho approfittato subito dello sconto Educational di Apple, per fare quel passo che anni fa non ebbi il coraggio di fare… passare da Windows a Mac OS. Il modello che oggi andrò recensire è il MacBook Pro da 15 pollici, con TouchBar, aggiornato al 2018, processore intel i7 di ottava generazione a sei core, memoria ram da 16gb, una scheda grafica Radeon Pro 560x, 512gb di hard disk ssd, display retina truetone, touchid e quattro porte Thunderbolt di terza generazione.
Indice
Primo giorno: unboxing e prima configurazione
Il corriere ha deciso che non sarebbe dovuto arrivare alla mia porta di casa. Forse aveva paura: sarei stato capace di saltagli addosso. E, a causa di un impegno imminente mi sono visto costretto, a malincuore, ad uscire di casa.
Con un colpo di fortuna sulla strada trovai proprio un camioncino di qualche vettore di consegne espresse. Vendendolo parcheggiare, mi avvicinai, per fare la fatidica domanda “Hai per caso in consegna un Macbook per …”. La risposta affermativa non si è fatta attendere, e dopo una breve verifica d’identità, tramite documento di riconoscimento. il postino mi dette i pacchi con dentro Macbook e accessori. Tornato dall’impegno che mi costrinse ad uscire di casa, mi misi subito ad unboxare il tutto, per poi procedere con la prima configurazione dei dispositivi.
I due pacchi contenevano: uno il MacBook Pro, e l’altro gli accessori; per la precisione: un Magic Mouse 2, delle Beats Solo 3 Audio (in omaggio con la promozione estiva “Back to School” di Apple Educational) e un hard disk GDrive Mobile Usb-C da 1Tb per supportare ed ottimizzare lo spazio di archiviazione del computer.
Devo dire che come sempre è stato bellissimo poter aprire la confezione del computer e dei relativi accessori Apple, che si contraddistinguono dalla maggior parte della concorrenza per l’attenzione ai dettagli, e alla cura con cui i prodotti sono posizionati. C’è da dire che mi sono dimenticato un accessorio molto importante che non ho menzionato fino ad adesso perché arrivato nei giorni precedenti all’arrivo del computer: si tratta di un accessorio fondamentale per chi passa da Windows a MacOS. Parlo di un Hub munito di porte Usb tradizionali, presa ethernet, HDMI e porta Thunderbolt adibita alla ricarica. La mia scelta è così ricaduta su “HooToo Adattatore USB-C”, al costo di circa 50 euro su Amazon. Trattenuta quindi poi l’emozione per l’arrivo del nuovo sudato gioiellino, che mi accompagnerà in questi anni di lavoro, mi misi a configurare il tutto: procedura semplice e banale, durata pochi minuti. Poi andai a risposare, vista la tarda ora. In tutto questo lasciai il computer in carica con l’intendo di dare una regolata alla batteria calibrandola all’uso che ne avrei fatto nei successivi giorni. Procedura che, tra l’altro, consiglio di fare a tutti.
Secondo giorno: configurazione e primo feedback
Il giorno dopo mi sono concentrato a fare il possibile per passare un esame universitario che dovevo dare nei giorni successivi. Una volta configurato tutto l’occorrente, e una volta presa una custodia protettiva da mettere nel mio zaino Amazon Basic da 17’ (andava benissimo anche per il vecchio computer) sono partito verso la biblioteca comunale.
All’arrivo in biblioteca ho acceso il computer circa alle 9:40 per poi spegnerlo al 45-50% alle 13. Dopo poco più di tre ore il computer si era scaricato della metà. Va detto che il bluetooth era acceso per permettermi l’utilizzo del mouse, così come era acceso il wifi. La luminosità dello schermo era all’80% e la retroilluminazione della tastiera era impostata al 50%. Durante la mia permanenza in biblioteca ho avuto il piacere di imparare ad usare decentemente una delle funzioni che più sto apprezzando del sistema Mac: la ricerca Spotlight. Praticamente tu premi “Cmd” + “Space” e si apre in sovrimpressione una barra di ricerca tuttofare, in grado di scovare informazioni ovunque: Siri, email, calendario, file sul computer, browser e molto altro. Davvero una figata pazzesca: la velocità di ricerca è qualcosa di davvero sbalorditivo. Il pomeriggio dopo aver pranzato ho riaperto il MacBook, e mi sono messo ad installare le applicazioni che ancora non ero riuscito ad installare: Windows in Macchina Virtuale (perchè, si, non fa mai male), alcuni programmi in demo della suite Adobe (After Effect, Premier pro, Photoshop e Adobe Acrobat), l’antivirus e e le sue relative estensioni (Kaspersky Internet Security, Secure Connection e Password Manager). Considerando sistema, foto, e i contenuti multimediali dell’ultimo anno, sono rimasti a disposizione circa 350 giga sui 500 disponibili. Sono rimasto piacevolmente sorpreso, visto che al momento dell’acquisto ero titubante fra il modello da 500gb e l’upgrade a 1tb a 400 euro in più.
Dalle 14.30 alle 17 quando, dopo altre due ore e mezza circa il computer si è spento (in realtà è andato in “stop” o per chi viene da Windows è andato in “sospensione”). Una autonomia di giornata di poco meno di 6 ore sulle 10 garantite al massimo da Apple, ma considerando i servizi attivi, e l’utilizzo fatto, direi che è un risultato davvero buono. Una delle cose che più mi ha stupito è il sistema di ventilazione del computer. Il calore viene dissipato da delle piccole, ma potenti, ventole che raffreddano il computer spingendo verso la parte posteriore tutta l’aria. Si sono fatte sentire, ma senza provocare rumore o calore eccessivi. Nota dolente, ma neanche troppo: non è possibile scegliere l’utilizzo fra scheda grafica dedicata o integrata. Se notiamo che la Radeon è entrata in funzione, possiamo avviare il “monitoraggio attività” da spotlight, spostarci su “energia” e vedere che processi hanno il testo “si” nel campo “richiede GPU ad alte prestazioni”. Se qualcosa che non ci serve sta utilizzando la scheda video dedicata basta smettere di utilizzare l’app o la funzione dell’applicazione che consumava eccessivamente le prestazione del computer, ma, in ogni caso, possiamo terminare forzatamente il processo e far rientrare tutto nella norma.
Terzo giorno: una piccola ma meritata pausa
E’ domenica, ma al posto di andare a messa o dormire vado a festeggiare il compleanno della mia migliore amica. Il Mac rimane spento ed in carica per tutta la giornata. Al mio rientro, ripasso un po con l’iPad che, grazie alla sincronizzazione, mi fa ritrovare tutti gli esercizi svolti (sia su tablet che su pc). Se vi interessa, per gli appunti, su entrambi i dispositivi, uso Bear e Notability.
Quarto giorno: mobilità e durata della batteria
Come ogni maledetto lunedì, ha inizio una lunga e stressante settimana. Decido di rimanere in tema ed inizio a testare le performance del mio MacBook Pro. Scarico così Geekbench ed inizio a testare il dispositivo in due occasioni diverse, mentre era in scarica senza alimentatore e alla sera in carica al 100% con l’alimentatore attivo.
I risultati sono i seguenti:
A batteria
- Cpu single core: 4938
- Cpu multi core: 21559
- OpenCl integrata:20858
- OpenCL radeon: 51099
Con alimentatore
- Cpu single core: 5109
- Cpu multi core: 21773
- OpenCl integrata: 21062
- OpenCL radeon: 51183
Nel caso del mio computer ricordo che l’integrata è una Intel UHD Graphics 630 e che la dedicata è una Radeon Pro 560X con 4gb di ram dedicata. Nel mezzo della giornata poi continuo a studiare, continuando il test della batteria, che rimane stabile sulle sette ore di autonomia.
In diverse occasioni ho avuto modo di sentire azionarsi la scheda video dedicata, che ha iniziato a scaldare un po’ il computer, che è rimasto comunque usabile, ma facendo bollire la parte superiore della scocca, sotto il display, vicino alla tastiera.
Quinto giorno: Mojave è fra noi
Martedì era il giorno dell’esame. Il computer è rimasto a riposare a casa, pronto per essere torturato al mio ritorno. Erano le 19 quando lo riaccesi, e poco lessi con fierezza: “Mojave è fra noi!”
Ansia. Terrore di sbagliare qualcosa… e così accadde! Scaricato l’aggiornamento dall’AppStore, e avviato il programma di installazione, il processo non riusciva ad andare a buon fine. Ma il giorno dopo, per fortuna, trovai la soluzione.
Sesto giorno: Un MacBook anche troppo sicuro
Alla fine trovai, andando a cercare su forum del settore, il problema che mi impediva l’installazione di Mojave. Si trattava del fatto che, per motivi a me sconosciuti, l’installer scarica alcune preziose informazioni durante il processo di installazione, e che il wifi stava provocando problemi a molti. Disattivata la rete di casa sul computer, preso l’hub, e cablando il pc alla rete ethernet, il problema scomparve, e finalmente il computer ebbe il cuore di Mojave.
Le novità, all’apparenza, possono sembrare poche. Però la differenza si sente. Noto subito i due nuovi “sfondi intelligenti”, che cambiano insieme all’avanzare della giornata. Inoltre viene introdotta la “Dark Mode” direttamente dal sistema, permettendo all’utente di scegliere se attivare la “Light” o la “Dark Mode”.
Aggiornamenti anche per quanto riguarda Continuity (per chi ha anche iphone o ipad oltre al mac), con cui, oltre che a ricevere su computer le chiamate del telefono, ora è possibile scambiare rapidamente le foto del telefono sulle app come Pages (MS Word di Apple) con un semplice tap sul computer.
La scrivania, che da me è sempre stata un vero disastro, ora è intelligente; sa organizzarsi da sola raggruppando i file automaticamente a seconda della loro tipologia. Cartelle, Hard disk, e collegamenti da una parte, e pile (Stack) di pdf, di immagini, di fogli di calcolo ecc… da un’altra.
Per me che passo da Windows è una vera goduria.
Settimo giorno: la conclusione perfetta della settimana
L’ultimo giorno è stato dedicato al relax. Perché anche Dio il settimo giorno si riposò. Il computer è durato per tutte le 10 ore dichiarate, usato alternando la sola e semplice navigazione su internet a momenti spot da mattina a sera, senza alcun tipo di problema. Buona la funzione PILE, che, impostata su “ordina per ultima modifica”, è stata in grado di raggrupparmi i file per giornata (es. “oggi”, “ieri”, “settimana scorsa”, “meno recenti” ecc…). Infine, grazie ai tag nel Finder, è possibile classificare i file senza raggrupparli in cartelle, e senza (più che altro) creare inutili doppioni.
Riflessioni:
Il computer è veramente ottimo, versatile e resistente. Consiglio assolutamente l’acquisto aggiuntivo di Apple Protection Plan per estendere la garanzia ufficiale a 36 mesi. Inoltre non possono mancare hub, cavo Lightning <-> Usb-C, Magic Mouse 2 (che si ricarica proprio tramite cavo Lightning) e uno, o due, hard disk (uno da portare con se, ed un altro da usare come backup tramite Time Machine). Una case protettivo, e una custodia morbida da abbinare ad uno zaino, sono vivamente suggeriti a causa del ridotto spessore del computer, che, sarà fatto anche bene, ma che, fino a prova contraria, non dovrebbe essere indistruttibile. No, non mi sono messo a fare drop test o cose simili. Ci mancherebbe altro… 🙂