La tecnologia ai tempi del Coronavirus

Finalmente la luce infondo al tunnel. Questo periodo di #iorestoacasa sta per concludersi. Non torneremo ancora alla vita di tutti i giorni. Per quella, dovremo aspettare ancora chissà quanto tempo. Come ogni volta che si arriva al termine di un esperienza, è cosa buona e giusta fermarsi, e riflettere su tutto quello che è accaduto. Perché quello che è accaduto ci ha insegnato a…

Non dare tutto per scontato

Questo è l’errore più grande a cui il mondo ci ha sempre indotto. Viviamo in un mondo talmente tecnologicamente avanzato, rispetto a qualche anno fa, che ci lamentiamo se un segnale radio ci mette 2 secondi, piuttosto che 1, a compiere un viaggio che parte dal nostro smartphone, passa attraverso il modem, attraverso i cavi che collegano il modem al nodo di rete, attraverso i cavi che collegano il nodo di rete al provider Internet, attraverso i cavi che collegano il provider Internet ad Internet, per finire, finalmente, nel canale che porta ad una precisa risorsa.

Ma non è finita.

Questo segnale deve ripercorrere tutto il viaggio al contrario. Ma non è finita ancora! Nello stesso momento ci sono altre milioni di persone che fanno richieste di una determinata risorsa su Internet, quindi… Lo volete capire che non bisogna dare nulla per scontato?

Il ruolo dell’intrattenimento digitale

Sia lodato chi ha inventato Netflix, Prime Video e compagnia bella. Cosa avremo fatto durante tutte quelle ore seduti sul divano altrimenti? Non ditemi “lavorare di più” perché, il nostro cervello, dopo un po’, necessita di distrarsi e fare tutt’altro. Altrimenti finirete per impazzire.

Siamo fortunati: nel male, ci è andata bene

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Viviamo in un epoca dove abbiamo mille modi per intrattenerci, e continuare ad imparare anche restando seduti sul divano di casa nostra. In In nostro aiuto ci sono state molte aziende: c’è chi ha regalato periodi di prova gratuita per leggere, per videogiocare, e per mantenerci in forma. Tutto affinché fossimo incoraggiati a rispettare le regole imposte tramite decreto legislativo.

Molti si sono trovati a rivalutare il mondo dei videogiochi: sempre nel mirino dei complottisti, ma in verità un mondo innocuo, fatto di persone innocue. Perché se io vado a vedere un film horror, al day one, con gli amici, non esco dal cinema e inizio a spaventare ed ammazzare gente. Non vedo perché uno che gioca ai videogiochi sarebbe invece in grado di fare una cosa simile. Un videogioco è soltanto una forma di divertimento più attiva: meno passiva del guardare un film o una serie TV.

Lo smartworking e le videolezioni

Quanto ci hanno tartassato con questo termine. Un termine che, all’inizio, faceva paura a tutti. Perché? Perché nonostante si abbia il mondo a portata di click, noi non sappiamo sfruttarlo. Non sappiamo sfruttare, e usare al meglio, tutti i dispositivi che ci danno accesso a questo mondo. Non voglio passare anch’io per un complottista adesso, ma nel mio piccolo mi sono reso conto di un fatto particolare.

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Videolezioni. Facile, per chi è all’università, o alle scuole superiori. Ma alle medie e alle elementari? Perché hanno avuto la brillante idea, qualche anno fa, di abolire le ore di informatica? Con bambini e professori che, adesso, non sanno usare i potenti strumenti che hanno a disposizione, per rimediare al fatto che non ci si possa più trovare fisicamente in aula. Alcuni bambini risolvono da soli il problema: hanno il fratello maggiore a casa che gli insegna, oppure hanno già raggiunto l’età in cui sanno destreggiarsi bene con lo smartphone. Non siamo nati imparati. Tutti non sapevamo usare la tecnologia. Lo abbiamo imparato poi, ma sicuramente non grazie alla scuola. Perché la scuola non vuole insegnarci a usare una cosa che un domani dovremo usare, per forza di cosa, ogni giorno? BOH. E così tocca fare decreti per salvare l’anno scolastico, anche se si fanno un quarto delle ore. Ma si studia la storia per cosa? Di certo non la si studia per imparare cosa è successo in passato, quali catastrofi potrebbero succedere da un momento all’altro, e prepararsi. La si studia a memoria per prendere 10 in verifica, e STOP.

Parlando di smartworking, mi viene da pensare che sarà il futuro. Non per tutti i lavori c’è la necessità di recarsi in un luogo fisico. Il lavoro si sta sempre di più digitalizzando, e con una connessione ad Internet, si riesce a fare tutto anche da casa. Certo: si perdono molte componenti, come il contatto umano. Confrontarsi con una persona a quattr’occhi produce risultati migliori, che un confronto mediato da uno schermo. Perché siamo esseri umani: siamo stati creati per collaborare restando vicini.

Amazon limita le spedizioni

Abbiamo visto anche questa. Ma chi l’avrebbe mai detto che un colosso come Amazon andasse anch’esso in difficoltà in una situazione del genere. Eppure, visti i troppi ordini online, per preservare la salute dei propri dipendenti (come ogni azienda, per ridurre il personale attivo sul campo) ha dovuto dare una priorità alle spedizioni, e scoraggiarci a comprare. Non so se avete notato quest’ultimo dettaglio. Ma le famose pubblicità che ci appaiono su siti a caso, dopo aver cercato un prodotto su Amazon, ricordandoci che “forse volevamo comprare quel prodotto…” sono sparite! Ma anche all’interno di Amazon stesso sono sparite delle sezioni di articoli consigliati. O meglio, i consigliano di acquistare l’ebook, piuttosto che il libro cartaceo! E in ogni pagina troviamo il banner del “Covid-19”. Riflettiamoci su queste cose.

Distanti, ma uniti dai social

Credo di aver visto più campagne social in questo ultimo mese, che in tutta la mia vita. Campagne social che sono state in grado di coinvolgere milioni di persone. Ma la vogliamo capire la potenza di questi fantastici strumenti? Lo vogliamo capire che non servono solo per mettere la foto del buongiornissimo, o dell’ultimo selfie che abbiamo fatto su una spiaggia Caraibica per fare invidia ai nostri followers? Si! Lo abbiamo capito! Abbiamo capito che sono diventati una parte importante del nostro modo di vivere la vita, e abbiamo capito che servono per non sentirci mai soli, e condividere con gli alti. Secondo me, l’uso corretto dei social sarà una delle cose che meglio abbiamo appreso in questo periodo di quarantena, e una materia che in futuro verrà approfondita sempre in più ambiti.

Oliver Astrologo “Italia”

Distanti ma uniti su Skype e ZOOM

Torniamo un po al discorso di prima. Microsoft ha dovuto potenziare i server per poter far fronte al carico di videochiamate che si stanno facendo in questo periodo. Grazie a quest’altro potente strumento, che l’informatica ci mette a disposizione, siamo riusciti a mantenere i contatti “più umani” (ad un livello superiore del messaggino WhatsApp, per capirsi) con gli amici, ma, sopratutto, con le persone che amiamo, e che non abitano dietro casa nostra. O che abitano in casa nostra. Non tutti hanno questa fortuna.

ZOOM, a parer mio, ha fatto più successo per la sua semplicità di utilizzo. Perché è semplice farlo usare anche a chi non è avvezzo all’uso della tecnologia. Prima non criticavo il fatto che i professori non sappiano scrivere un software per fare le lezioni online. Criticavo il fatto che comunque non è impossibile usare piattaforme GRATUITE ed elementari come Google Classroom. Usando la suite di Google, si riesce a fare tutto: dalle videolezioni, ai quiz di valutazione.

Pensiamoci sul fatto che queste debbano essere competenze minime richieste a tutti, perché un domani questa situazione si ripresenterà. Abbiamo festeggiato il giorno della terra. Ecco, ricordiamoci quanto l’abbiamo riempita di schifezze, e che se continueremo così, nuove malattie arriveranno per forza. Funziona così, non è la terra che è incazzata con noi (anche se farebbe bene ad esserlo).

E adesso cosa succederà?

Sempre grazie all’ausilio della tecnologia, installeremo un sistema, sul nostro “io digitale” (cioè lo smartphone), che ci consentirà di tracciare i nostri spostamenti nel caso fossimo contagiati dal virus, per tutelare la salute di noi stessi e degli altri. Non possono renderlo obbligatorio per motivi di privacy: ognuno la pensa come vuole si questi temi. Io vi dico che è un qualcosa che potrebbe salvare anche la vita di altre persone, oltre che la vostra. Quindi non abbiate troppi pregiudizi nei confronti di questa soluzione. Al telegiornale raccontano troppe fiabe sulla privacy dei dati. Loro stessi sanno se state guardando il TG5 piuttosto che il TG1. Pensateci quando qualcuno vi dice qualcosa.

Grazie per essere arrivati a leggere tutto fino alla fine 🙂

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Scritto da Michele Falcomer

"Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere". Con questa citazione di Enzo Ferrari, vivo la passione per la tecnologia, i videogiochi e il mondo dello sport, sapendo che si vive una volta sola!