L’attesa è finita, adesso sia Apple che Samsung hanno rivelato l’asso nella manica: i loro personalissimi tracciatori di oggetti per chi, come me del resto, è sbadato e si dimentica spesso le cose in giro anche quando non dovrebbe. Tutto molto bello, peccato che le autorità sulla concorrenza e il mercato sono state già sollecitate a verificare che i due colossi si comportino in modo corretto e responsabile anche con i rivali più piccoli.
I dispositivi presentati dai due colossi sono molto simili tra di loro: si tratta di piccoli oggetti flat o quasi da poter appendere al portachiavi o, se va bene, da poter inserire all’interno del taccuino, del portafogli, e così via.
L’idea è poter rintracciare, far suonare e vedere nella mappa del dispositivo, tutti gli oggetti che stiamo cercando. Non manca la modalità smarrito che potrà esserci utile quando la sbadataggine avrà fatto il danno peggiore.
Il principio di funzionamento è la rete globale indipendente che Apple e Samsung, distintamente, hanno realizzato per i propri ecosistemi. Sono due reti pressoché identiche, cambia solo la compatibilità. FindMy Network funziona su iOS, iPadOS e MacOS, Galaxy Find Network funziona sui Samsung.
Grazie al bluetooth, SmartTag ed Airtags inviano un segnale continuo e periodico a tutti i dispositivi nelle vicinanza compatibili, anche se questi non sono di proprietà dell’utente. Il tutto funziona in modo anonimo, ciptografato e sicuro così da proteggere la privacy dell’utente che cerca il dispositivo e di colui o colei che hanno trovato l’oggetto smarrito.
Le caratteristiche che distinguono i due dispositivi sono pochissime in realtà: sono entrambi impermeabili, con batteria sostituibile a tampone, con un autonomia di circa un anno, funzionano anche in remoto e sono sicuri per quanto concerne la privacy. Le diverge stanno nel fatto che SmartTag può essere utilizzato per creare automazioni con i dispositivi IoT compatibili di Samsung mentre AirTag sfrutta l’NFC per condividere le informazioni di contatto del proprietario su qualunque dispositivo compatibile col protocollo, anche quelli non Apple.
I prezzi sono questi:
- Galaxy SmartTag x1: 34.90€
- Galaxy SmartTag x4: 34.90€ x 4 (quindi niente sconto)
- Apple AirTag: 35€
- Apple AirTag x4: 119€ (21€ di sconto, 29.75€/pezzo)
Poi ci sono gli accessori a parte, ma quello è un altro discorso.
Il problema, come dicevo all’inizio è la concorrenza. Nel senso che si pone in essere, quasi sicuramente, un possibile abuso di posizione dominante.
É vero che Android vive di una maggiore apertura ma non è noto se e come gli sviluppatori possono accedere alla rete Galaxy per i loro accessori, Apple però non è stata da meno come apertura, tramite il programma Find My Network Accessory Program chiunque può creare i propri accessori compatibili con l’app Find My di iOS, iPadOS e MacOS. Bisognerà aspettare l’approvazione ma è già un bel passo in avanti rispetto alle limitazioni a cui l’azienda di Cupertino ci aveva abituato.
In passato qui su PcGenius abbiamo recensito l’italiana FiloTag che speriamo possa essere rinnovato o aggiornato proprio per supportare la tecnologia ora disponibile in Samsung (Android in generale) e in Apple. Con design e semplicità Tag fa il suo lavoro ma la concorrenza internazionale però potrebbe rallentare la sua posizione nel mercato locale.
L’americana Tile, invece, è già partita chiedendo alle autorità americane un’indagine antitrust su AirTag. La compagnia infatti, per i propri dispositivi, usa lo stesso principio di rete partecipativa ma solo internamente: non è chiaro se l’accusa sia fondata sulla mancata compatibilità con Find My o sulla posizione di non voler aderire ad un programma di approvazione creato da Apple. Questo però lo deciderà sicuramente una corte Usa in futuro.
Se dovete scegliere uno dei prodotti valutate tutto nel loro insieme: AirTag la produce Apple, per funzionare vi serve un iPhone o un iPad ma potrete osservare gli spostamenti dei vostri oggetti anche da Mac, SmartTag necessità di un dispositivo Samsung, FiloTag è prodotta in Italia ma permette anche di emettere un suono al contrario (hai l’oggetto ma non trovi lo smartphone -> suonerà lo smartphone), Tile ha una sua rete ed una sua gamma di prodotti. Infine, Filo e Tile funzionano ovunque, sia su iPhone che su Android senza limitazioni e con interoperabilità tra le piattaforme. Poi c’è il discorso sul prezzo.
Quello che è certo è che le grandi compagnie stanno puntando sempre di più sui servizi, non più quindi sulla produzione dei dispositivi che le hanno rese famose. Entro l’anno però potrebbe arrivare un bastone nelle ruote direttamente dai Governi Europei e USA che in comune accordo cercheranno di fermare lo strapotere dei giganti del tech e del web.