Telegram ed i gruppi sul Revenge Porn: ecco cosa sta succedendo

Telegram, la nota app di messaggistica da molti preferita come alternativa a Whatsapp ha diversi pregi e molte note dolenti. Una terribile combo quando qualche malintenzionato combina la crittografia end to end dell’app con il revenge porn.

Sia chiaro, purtroppo non si tratta di una novità ma è importante condividere la notizia perché se ne parli e si inizi a pensare a delle contromisure.

Come chiedere aiuto in caso di Revenge Porn

Se sei vittima di Revenge Porn e necessiti d’aiuto:

– non esitare a rivolgerti al Commissariato di Polizia Postale a te più vicino.

– se non puoi recarti fissamente a denunciare puoi segnalare online l’accaduto tramite la sezione dedicata del sito della Polizia Postale oppure puoi chiamare il 112 (dove è attivo il NUE) o il 113.

– puoi richiedere la rimozione del contenuto caricato illegalmente su moltissime piattaforme, devi inviare un modulo DMCA. Google, Facebook, Twitter e tutti i principali social ne hanno uno predisposto.

Cos’è il Revenge Porn?

Il revenge porn è la condivisione in pubblico di scatti privati del partner su internet senza l’autorizzazione dell’interessato. L’abuso, almeno in origine, consisteva nel vendicarsi della fine di una relazione pubblicando su internet le foto o i video ottenuti consensualmente ma più in generale il contesto porterebbe non sempre essere quello descritto.

Il Revenge Porn è un reato

Il revenge porn è stato configurato come reato dalla legge 19 Luglio 2019 n.69 che ha introdotto diverse nuove disposizioni in materia di violenza domestica e di genere.

“[…] Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, e’ punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

La pena e’ aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che e’ o e’ stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena e’ aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorita’ fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

Il delitto e’ punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela e’ di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procede tuttavia d’ufficio nei casi di cui al quarto comma, nonche’ quando il fatto e’ connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio

Art 10 LEGGE 19 luglio 2019, n. 69 – Gazzetta Ufficiale

Il Revenge Porn viene quindi specificato nell’articolo 10 della Legge 19/7/19 n.69 e prevede il carcere da uno a sei anni ed una multa da 5.000 a 15.000 più eventuali aggravanti. In Europa, oltre all’Italia, ad avere una legge che inquadri il reato troviamo solo Francia, Regno Unito e anche se in forma decisamente diluita anche la Germania.

Telegram ed il Revenge Porn: una finalità non voluta ma presente

Telegram può essere usata a fin di bene, è usata così da moltissime persone. Una semplice quanto raffinata alternativa a Whatsapp dove poter scambiare messaggi con amici e parenti con l’aggiunta dei bot, dei canali e di tutte le altre migliorie che l’app di messaggistica ha nel tempo introdotto.

Purtroppo ci sono anche le persone cattive. C’è anche chi – senza scrupoli – pubblica foto, video, numero di telefono o indirizzo di casa di minorenni, anche di propri familiari con lo scopo di diffamarli/e per soddisfare chissà quale strana forma di appagamento o di odio malsano.

Telegram viene considerato sicuro come ambiente, le tecnologie impiegate per offrire una buona crittografia sono molte e si aggiungono alla distribuzione a livello planetario dei server dell’azienda. Più server in nazioni differenti consentono a Telegram di avere molto potere e indipendenza riguardo le leggi da rispettare: come si legge dalle Domande Frequenti “nessun governo o insieme di governi con la stessa mentalità può ostacolare la privacy e la libertà d’espressione delle persone. A oggi abbiamo divulgato zero byte di dati a terzi, inclusi i governi“.

C’è quindi un fine nobile nelle parole di Telegram: permettere a tutti di potersi esprimere senza preoccupazioni nonostante i molti regimi dittatoriali e repressivi della libertà d’espressione, di parola e di stampa.

Questa finalità è spesso finita nelle mani sbagliate provocando situazioni dove le Forze dell’Ordine hanno poco margine d’azione diretto per ostacolare, nascondere la diffusione di chat, gruppi e canali con materiale – a volte – non ha nemmeno il nome.

Il caso

Diverse testate giornalistiche (come Republica, Wired e Rolling Stones Italia) hanno pubblicato in queste ore e in questi giorni la notizia di un gruppo di persone che condividono da tempo materiale pornografico relativo al revengeporn e pedopornografico di bambini e bambine nonché di minori anche sotto la stessa tutela legale (un genitore o di chi ne fa le veci) di uno degli utenti del gruppo.

Già in passato, ben prima dell’introduzione della legge del 2019 sul Revenge Porn, c’erano stati casi simili di gruppi con la stessa finalità.

La forza dei malviventi è l’ottima conoscenza delle funzioni di Telegram: un gruppo può essere chiuso ma se non vengono chiusi anche i profili degli utenti – anche secondari – è impossibile evitare che tramite una speciale chat a senso unico tutti gli interessati vengano informati della riapertura del gruppo con un altro nome.

La forza di tutti gli altri invece è prendere coraggio, andare dalla Polizia Postale e denunciare l’accaduto fornendo quanti più dettagli possibili. Screenshot dei messaggi nel gruppo, lista dei partecipanti, lista dei nickname degli amministratori, orario di pubblicazione, più materiale saremo in grado di fornire subito più sarà facile rintracciare e mettere dietro le sbarre i farabutti.

É vero: Telegram non collabora, i dati non vengono rilasciati, ma ottenere i dati direttamente non è l’unico modo per intervenire. Anche la nostra Polizia ha “armi” potenti da usare contro i criminali.


Vorrei concludere questo articolo con un appello personale: se sei vittima di stalking o di abuso non esitare a contattare l’1522 ed il 112. Ricordati che tramite l’applicazione NUE 112 per smartphone iOS e Android è possibile chattare con la centrale operativa e di far partire anche le chiamate silenziose. Nelle regioni dove il 112 non è attivo come Numero Unico d’Emergenza contatta senza esitazione il 118 per chiedere aiuto immediato. Se sei un testimone di un reato o se vuoi fare una denuncia o una segnalazione puoi farlo anche online dal sito dedicato della Polizia Postale.

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Scritto da Massimiliano Formentin

Sono sempre stato un appassionato di tecnologia, il mio scopo con PcGenius è condividere questa mia curiosità con il mondo intero. Nella vita faccio anche altro: suono il pianoforte e mi occupo di web.