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Quattro Chiacchiere con Gabriele Pangallo, Art Director di LightDrop

daMassimiliano Formentin
5 anni fa
in Senza categoria
Tempo di lettura: 8 minuti di lettura
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Home | Quattro Chiacchiere con Gabriele Pangallo, Art Director di LightDrop

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Passiamo in media più di due ore sui social network. E l’unica cosa sicura che li accomunano è la lotta per accaparrarsi il nostro tempo, così da guadagnare sempre di più. É possibile disintossicarsi ed uscire dal vizio dei social? Per Gabriele Pangallo, Art Director di Lightdrop, la risposta è sì.

Noi di PcGenius, abbiamo incontrato Gabriele per la prima volta a Milano, al Campus Party 2019. All’epoca, Lightdrop era un’idea che stava prendendo forma, la startup era partita ma mancavano ancora degli importanti finanziamenti.

Nei mesi successivi venne dato il via alla fase di Beta Pubblica ed ora, finalmente, è giunto il momento di far conoscere questo social-non social al mondo intero.

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Abbiamo così provato a rintracciare Gabriele e lo abbiamo tempestato di domande alle quali – per fortuna – ha risposto con piacere.


Ciao Gabriele, grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda. Sono molto felice per la disponibilità che hai dato a noi di PcGenius. Eravamo rimasti al nostro primo incontro al Campus Party dell’anno scorso, da allora sono cambiate un po’ di cose, eravate in fase di sviluppo e poi in ricerca di finanziamenti. Cos’è cambiato da allora?

Ciao Massimiliano, dal Campus Party in realtà è cambiato un po’ tutto. In generale è cambiato tutto il team, è cambiata la branding, è cambiata la strategia. Il core dell’app è sempre lo stesso: creare momenti a cui tutti possono partecipare anche per trovare nuovi amici nella realtà. Per quanto riguarda la modalità in cui acquisiamo nuovi utenti e facciamo community e con cui ci proponiamo e comunichiamo sono sempre gli stessi ma hanno preso nuove sfumature. Addirittura per adesso è cambiato il CEO.

Per chi ci legge per la prima volta, riusciresti a raccontare cos’è Lightdrop e cosa ti ha spinto a crearlo?

Lightdrop è fondamentalmente uno spazio, non si tratta di un’app, non è un social. É uno spazio, in cui le persone possano sentirsi libere di esprimersi, di partecipare a “momenti” e di condividere la realtà, di sentirsi gratificati e riconosciuti per ogni gesto che li permetta di esprimere le proprie passioni ad esempio. Infatti condividiamo il 91% dei nostri profitti con tutta la community. Lightdrop ti porta alla socialità, alla realtà e la vera socialità, la vera realtà vuole farti sentire riconosciuto per quello che fai.

Oggi ci sarà il lancio di Lightdrop, come descriveresti la tua esperienza sul lato personale? Qualche consiglio a chi ha da proporre qualche startup e che magari ha paura di farlo per un motivo o per l’altro?

Sono abbastanza convinto che quando fai qualcosa che è in linea con il tuo cuore, in linea con le tue motivazioni, ti ispira poi sei anche determinato e non ti fai abbattere dai primi insuccessi, dai primi normalissimi fallimenti perché sono indispensabili. Devi solo seguire il tuo cuore e cerca di fare le cose non solo per te stesso ma per le altre persone. Sii determinato. Non credo serva nient’altro.

I rapporti sociali, tra le decisioni del governo, la pandemia ed il mondo digitale hanno influenza molto il nostro mondo di rapportarci. Possiamo ritenerci dei “drogati di social”? Se si, quale potrebbe essere la cura?

La generale situazioni d’isolamento di questo periodo è innegabile, nel senso che c’è tanta gente che ha bisogno d’aiuto. Adesso, il nostro piano strategico verte su chi è più in difficoltà. Quindi su quelli che in futuro potranno essere i nostri futuri partner: attività commerciali, ristoranti, chi fa esperienze ecc, in modo tale che possano essere aiutati in questo periodo “a fare cassa” anche grazie al nostro supporto.

Per quanto riguarda il discorso siamo drogati dei social, sì lo siamo. Chi più, chi meno, chiaramente. In realtà non siamo drogati dai social, siamo drogati dai meccanismi che sono impliciti, sia in noi che nei social dove vanno ad esagerare. L’idea di essere sempre approvati a livello sociale ogni cinque minuti, vogliamo che nella nostra solitudine qualcuno ci approvi ciò che facciamo, che ci dia conferma. Tutto questo da inzio ad una caterva di insicurezze, di ansie, di insoddisfazioni.

Ci sono due grandi problemi nei social: il primo è il fatto che la socialità è finta, il secondo è che quello che ti viene riconosciuto è altrettanto finto ma piacevole, esattamente come può esserlo la cocaina o l’eroina, come può esserlo una qualsiasi droga che ti fa sentire felice, ma è finto anche se piacevole, è puramente sensazionale. É solo una sensazione, non c’è niente di pratico.

Non vai a raccontare ai tuoi amici “ho ricevuto 1000 like”, chi sono questi mille like, chi sono queste mille persone? Chi è che hai conosciuto davvero?

Sono queste sensazioni umane che comunque ricerchiamo nel livello profondo, che se non diventano vere, non diventano fisiche, secondo me – poi magari mi sbaglio – se la riconoscenza e la realizzazione non sono un qualcosa che prendono ogni parte di te tanto quanto gli altri vedono, allora continueremo a stare sui social e saremo sempre più dipendenti. Cercheremo dentro qualcosa che non ci può dare niente, il tutto.

Ci racconteresti un aneddoto o un fatto curioso sul tuo rapporto tra digitale e reale?

Un aneddoto divertente tra digitale e reale… io sinceramente non sto tanto sui social quindi non ho molte tante possibilità, a parte per lavoro ma (ride), purtroppo per lavoro devo starci. Ora purtroppo non mi viene in mente niente, se mi viene in mente qualcosa te lo dico.

Chi lavora con te a LightDrop? Siete diventati amici? Come vi siete conosciuti?

La principale persona che lavora con me è Fabiano, è il mio socio ed è quello che p diventato il CEO. Gli ho lasciato la carica, è una persona squisita in cui ci troviamo sia nella vbità privata che professionale. Su lightdrop abbiamo le stesse visioni che spesso sono molto anticonvenzionali: quello che sta alla base di Ligthdrop sono proprio le persone, di fare le cose per le persone. Siamo più una Onlus che una Startup, nel senso che arriveremo a condividere tutto, anche le quote di partecipazione, i profitti ecc. Vogliamo creare un nuovo tipo di modello. Ho trovato in Fabiano una persona in cui condividere tutto. Lui ha 37 anni, ha costruito già diverse aziende, è sicuramente una persona molto capace. Sennò non gli avrei lasciato il ruolo.

Ci siamo conosciuti durante il primo lockdown, ho usato LinkedIn per cercare persone che mi potessero aiutare. Il caso vuole che Fabiano stesse facendo un progetto molto simile a Lightdop con un’altra persona con la quale aveva litigato fortemente il giorno prima, per una questione di visioni. Il fatto che la mattina dopo si è ritrovato un mio messaggio che raccontava Lightdrop, lo ha stupito tanto e da allora ci sentiamo ogni giorno.

Ad un certo punto, seguendovi sul gruppo della beta (si mi sono molto interessato agli sviluppi di Lightdrop) ho visto che c’è stato un cambio di ruoli. Cosa ti ha portato a lasciare il tuo ruolo di CEO? Chi ricopre ora l’incarico?

Per quanto riguarda il cambio di Ceo a cui prima ho accennato brevemente. Si tratta di una scelta molto ponderata, nel senso che per fare l’A.D. di una azienda come Lightdrop: i livelli di criticità per fare bene questo lavoro non sono per niente banali. Vale sia per il modo in cui vogliamo crearla, sia perché l’alto numero di persone da smuovere per poter fare il successo di tutto questo è importante, bisogna usare bene le capacità di tutti. Detto questo, essere l’Amministratore di una azienda del genere, esige, secondo me, una grande esperienza che io a 23 anni non ho.

Fabiano ha 37 anni, ha già creato 2-3 aziende, ha fatto Nexit, ha fatto consulenze digitali per tantissime grandi aziende, tutt’ora ne fa. É una personalità che ha una conoscenza a 360°. Inoltre, il team che si è creato, le persone di cui si è circondato, sono tutte molto valide. É una persona avviata, e nel ruolo che gli ho affidato potrà portare molto più valore rispetto a quello che avrei fatto io da Amministratore Delegato. Poi un giorno, quando sarò pronto, siamo già d’accordo che potrà tornare a ricoprire quella carica.

Ora dobbiamo pensare bene al progetto, al modo in cui dare supporto alle persone il prima possibile e mettere da parte queste pretese egoistiche.

Sinceramente, essere A.D. di qualcosa che non parte non mi interesserebbe. Voglio solo che parta il progetto che per me è veramente troppo bello.

Ultima ma non meno importante: Come rispondi a tutti quelli che dicono “ho un idea, ma non la realizzo perchè non ho soldi” ?

In ultimo, per i soldi. Io credo che una Startup non debba avere soldi all’inizio, proprio zero. L’avere soldi implica che ci siano delle deformazioni e delle corruzioni all’idea stessa. Se l’idea è buona, ed è davvero buona, per partire uno non ha bisogno di soldi. Per fare iniziare a collaborare con le persone non ha bisogno di soldi perché ispira, motiva. Perché all’inizio diranno “io lo spendo volentieri il mio tempo qui”. É spendere energia, non soldi.

L’energia crea, trasforma, distrugge. I soldi invece sono qualcosa di rigido, di strumentale. É come se ci si dicesse “io devo fare un campo agricolo e inizio a comprarmi tutti gli strumenti necessari ma non ho la terra. E senza terreno come fai? A cosa servono quegli strumenti? Ti serve la terra, poi puoi anche scavare a mani nude”. I soldi possono aiutare ma non servono necessariamente.

Quando le persone dicono che non realizzano la loro startup perché non hanno soldi solitamente significa che le energie che si portano appresso non sono abbastanza forti per farle partire anche senza soldi. Quella è più una prova del 9 da fare con se stessi.

Se hai bisogno di soldi per partire, significa che non ci credi abbastanza. Se non ci credi, non partire, tranquillo. Devi sfruttare le energie in qualcosa che credi. That’s it.


Queste le parole di Gabriele che ringraziamo di cuore per il suo tempo. Vorremo salutarvi con il video trailer di lancio di Lightdrop, poi quando saranno rese disponibili ufficialmente, allegheremo anche i link alle app per Android ed iOS 😉

Curiosi? Potete conoscere meglio i ragazzi di Lightdrop sul loro sito web!

Tag: Interviste
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Massimiliano è un IT System Administrator con il pallino del blogging, scrivere è una delle due passioni. Nel tempo libero suona il pianoforte e fa volontariato ma spesso aiuta amici e parenti con lo SPID e cose simili. Si sta formando sull'applicazione delle normative in merito al trattamento dei dati personali nelle aziende e nei servizi digitali riguardo GDPR ma anche NIS2.

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